simple solutions for complex problems – soluzioni semplici a problemi complessi

Scriveva Arthur Bloch che “I problemi più complessi hanno soluzioni semplici, facili da comprendere e sbagliate” (Legge di Murphy). Però veniamo da testi complessi, interviste impegnative e un po’ di disegni, quindi ci va bene anche sbagliare essendo semplici.

Prendete questo post come un haiku, come lo intendeva Roland Barthes ne L’Impero dei Segni: “nello haiku, potremmo dire, il simbolo, la metafora, la morale non costano pressoché nulla: soltanto qualche parola, un’immagine, un sentimento, là dove la nostra letteratura richiede abitualmente un poema, un dispiegamento о (nel genere più breve) un pensiero cesellato, insomma un lungo travaglio retorico”.

D’altra parte, è vero che noi stessi soffriamo di quella disfunzione che costringe ormai ogni artista a vivere in una perenne Residenza ed a fare il conferenziere. Per vedere/fare una mostra c’è la necessità di ascoltare/partecipare almeno un’ora di discussione, leggere il testo d’accompagnamento, valutare l’allestimento. Il che tende, spesso, a rendere il pubblico un autorevole gruppo di critici ed a perdere un po’ lo stupore di fronte ad un’esposizione.

Anche ricordando che a lungo abbiamo scritto di arte commerciale abbiamo trascritto grandi questioni in un medium semplice: una serie di puzzle. Di seguito, senza particolare travaglio, riportiamo le immagini. Poi vedremo come utilizzarli….

English version

Arthur Bloch wrote that “The most complex problems have simple, easy to understand and wrong solutions” (Murphy’s Law). But we come from complex texts, demanding interviews and a bit of drawings, so we are ready to make mistakes being simple.

Take this post as an haiku, as Roland Barthes meant it in The Empire of Signs: “in a haiku, we could say, the symbol, the metaphor, the morality doesn’t cost almost nothing: just a few words, an image, a feeling, where our literature usually requires a poem, a deployment or (in the shortest genre) a chiseled thought, in short, a long rhetorical labor “.

On the other hand, it is true that we ourselves suffer from the dysfunction that now forces every artist to live in a perennial residence and to be a lecturer. To see / make an exhibition there is the need to listen / participate at least at an hour of discussion, read a accompanying text, evaluate the setting. This often tends to make the public an authoritative group of critics and to lose some amazement in front of an exhibition.

Even remembering that we have long written about commercial art, we have transcribed big questions into a simple medium: a series of puzzles. Below, without particular suffering, we report the images. Then we will see how to use them….

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