La Folie Jean Clair

Le cose (essendo cose) non andarono esattamente secondo le previsioni”. Visto che, sotto sotto, la prosa di Jean Clair sottende una religiosità, ci piaceva iniziare questa nostra piccola risposta con i Versi Satanici di Salman Rushdie.
E, d’altra parte, con Sua buona pace, le cose stanno proprio così.
Jean Clair, come puntualmente ogni sei mesi della sua e nostra vita, ha di nuovo lanciato, su Repubblica, un’invettiva contro la modernità. L’arte moderna che condanna è proprio tutta, da Duchamp a Picasso, da Manzoni ad Hirst, passando per Warhol e Koons. Perchè il mercato fa schifo, la modernità è sporca, gli artisti buttano sul pubblico le proprie secrezioni : non ci sono più gli esperti, gli storici di una volta. Ah, le icone!
Ci è venuto in mente il caro Sainte-Beuve’ quando, nel 1862, dopo aver evitato in ogni modo di parlarne, tirato per i capelli, finalmente decide di scrivere un articolo su Baudelaire. E dunque, secondo un articolo di uno dei maggiori critici del tempo, ossequiato e considerato, M.B. “ha trovato un modo di costruirsi, all’estremità di una lingua di terra reputata inabitabile, al di là di ogni romanticismo conosciuto, un chiosco assai ornato, ma civettuolo e misterioso…. che da qualche tempo attira gli sguardi presso la punta estrema della KamÇakta romantica, io la chiamo la folie Baudelaire.”
Ora la Kamċakta ha invaso il mondo, con l’oppio, gli orpelli, le sue meraviglie. Il buon Clair sta costruendo il suo chiosco, fatto di buone maniere ed ottime letture, di buon gusto e tranquillità, magari davanti a un caminetto acceso col suo buon vino corposo. Un posto tranquillo illuminato bene. Il problema è: nel Mercato globale, esiste oggi una lingua di terra che ne sia fuori, luogo di selvagge icone, di cenacoli di preparati e storici pudichi, di bella pittura con corpi ripuliti e angelicati? Noi pensiamo di no.
Le cose non sono andate come voleva Jean Clair, ma per questo vanno negate?
Recuperiamo ed ampliamo un esempio di Francesco Bonami. Prendiamo tre teschi: quello di cristallo di Mitchell-Hedges del 1600 a.c., il Black Kites di Gabriel Orozco (1997) e For the love of God di Damien Hirst (2007). Sicuramente il primo sarebbe il prescelto di JC, gli altri sarebbero coinvolti nelle invettive sulla modernità. Dunque: dovremmo dedurne che l’antica civiltà mesoamericana è migliore dell’attuale? Inoltre, l’eterno divenire s’è a un certo punto interrotto diventando l’immediato immobile schifoso? Infine, essendo i due ultimi teschi lontani solo dieci anni, sono immersi nello stesso Mercato? Nello stesso di Manzoni?
Nella concezione di J.C. l’epoca d’oro è quella che gli piace. Il resto è, metastoricamente, perversione. Amando lui le icone, gli augureremmo di vivere nella Bisanzio in agonia, senza quei fastidiosi episodi della caduta dell’Impero d’Oriente su su fino alla Rivoluzione Francese.
Ci sa che alla fine ci riconosciamo in Linda Lovelace, protagonista di Gola Profonda (1972) e, forse, avendo incontrato J.C. In quegli anni gli avremmo urlato “maschio represso, masturbati nel cesso”. Certo l’esempio è volgare e ce ne scusiamo, ma le sessualità di Linda rappresenta la modernità, con i suoi luoghi del piacere spostati in gola (lì per natura, e per la prima volta parlando dell’orgasmo femminile, oggi nei modi decisi dal mercato) diversamente dalla padrona “normalità” che evita i propri umori, schifezze, come la borghesità di J.C. Secondo noi il difetto della modernità è l’opposto di quello per cui si lamenta JC. Si parla poco, e solo in maniera chic delle stimmate che il Mercato lascia sul nostro corpo. I nostri umori galleggiano o affondano nel Mercato, mutano evolvendosi o involvendosi, e la loro simbolizzazione sta nel commercio, non nella sacralità. Linda e noi, per diversi motivi, condividiamo lo shakeraggio delle nostre percezioni.
L’estetica dell’osceno non l’abbiamo inventata noi. Del nostro nudo e crudo corpo si parla da millenni, magari coprendolo con la morale dell’epoca successiva al tempo della scrittura. Chissà se la Lussuria di Brueghel (serie dei peccati capitali) in cui una coda di serpente spunta a sorpresa tra le gambe nude di una donna sarebbe piaciuta al nostro moralizzatore contemporaneo? O forse avrebbe scritto un’invettiva contro la modernità, da Dante a Brueghel? Canto XXIV, Inferno:”col piè di mezzo li avvinse la pancia/ e con li anterior le braccia prese” . Chi legga il canto da inizio a fine, compresa la minaccia eroica di violenza a Dio del sommo Peccatore, non potrebbe che goderne la volgarità e la sublimità.
L’Origine del Mondo di Courbet è il nostro simbolo e non ci vergogniamo per nulla se è arrivata ai Musei dopo aver vissuto in almeno due bagni di ricchi collezionisti.
La moneta cattiva scaccia la buona: se c’è un fondamento di dubbio tra un vero e un falso è il falso a trarne vantaggio (Guttuso in un articolo che cita JC a proposito del falso). Se tutta l’arte contemporanea è un falso, non significa che tutto il resto sia vero. Forse il contrario. Inoltre, quello che Jean Clair ama delle icone “perfezione formale e rigore iconografico” è ciò che, purtroppo, sta alla base del Mercato. Abbiamo notato, già altrove, come le mode (la differenza con le icone è che i paradigmi non si pensano eterni) impongano linguaggi, stilemi, regole visive che devono essere rispettate per non provocare la repulsione del Mercato. Non mancano le regole : sono solo decise dal Mercato. Ma “quando Raffaello dipingeva la Scuola di Atene sotto la dettatura di teologi e filosofi della corte Vaticana, era libero?” (Guttuso, articolo citato).
Vale la pena chiedersi se la critica di JC sia esterna al Mercato. In fondo la carriera, la notorietà e l’influenza del Nostro derivano proprio da queste sue posizioni. Secondo noi, semplicemente e astutamente, ha occupato un posto nell’industria culturale, arrivata a un tale livello di astrattezza da superare lo spettacolo. Di essere se stessa e anche la propria critica. Valorizzando entrambi. In fondo JC non è stato esiliato dalle grandi accademie, come Baudelaire, semplicemente ha iniziato a pubblicare nelle serie economiche per vendere di più.
Per dirla con Manu Chao, forse JC vede “too much promiscuity”, ma non si accorge che nel testo della canzone, però, fa giustamente rima con “too much hypocrisy“. le icone piangono.
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“Things (being things) did not go exactly as planned.” Given that, underneath it all, the prose of Jean Clair  have a underlying religiosity, we liked   start this  little response with the Satanic Verses by Salman Rushdie.
And, on the other hand, with his peace, things are just like that.

Jean Clair, as regularly every six months of his and our lives, has again launched on the Republic, a tirade against modernity. Modern art is all condemned, Duchamp, Picasso, Manzoni to Hirst, through Warhol and Koons. Because the market sucks, modernity is dirty, artists throw their secretions on the public: there are no more experts, historians than once. Ah, the icons!

We remember the dear Sainte -Beuve ‘ when , in 1862 , having avoided in every way to talk about it, pulled by the hair , finally decides to write an article on Baudelaire. And then, according to an article of one of the biggest critics of the time , flattered and considered, MB ” Has found a way to build , at the end of a spit of land deemed uninhabitable , beyond any known romance , a newspaper stand very ornate, yet flirty and mysterious …. that for some time attracts attention at the very tip of the KamÇakta romantic , I call it folie Boudelaire . “

Now the Kamċakta has invaded the world , with opium , the trappings , its wonders. The good Clair is building his kiosk , made of good manners and good reads , tasteful and quiet, perhaps in front of a roaring log fire with his full-bodied wine . A quiet place well lighted . The problem is : in the global market , today there is a strip of land that is outside , place of wild icons, coteries of preparations and prudish historians, fine painting with bodies cleaned and angelic ? We do not think so.

Things did not go as he wanted Jean Clair, but for this to be denied ?

We recover and expand an example of Francesco Bonami . Take three skulls : the Mitchell-Hedges Crystal in 1600 BC, the Gabriel Orozco Black Kites (1997) and For the love of God by Damien Hirst (2007) . Surely the first would be the chosen one of JC , the others would be involved in the invective on modernity . So , should we infer that the ancient Mesoamerican civilization is better than the present ? In addition, the eternal becoming hath been interrupted at one point becoming the immediate immobile lousy ? Finally, as the last two skulls far only ten years old , are immersed in the same market ? At the same Manzoni ?

In the conception of J.C. the golden age is the one that he likes . The rest is, meta-historically, perversion. Loving the icons, we  wish him to live in Byzantium in agony , without those annoying episodes of the fall of the Eastern Empire all the way up to the French Revolution .

We know that at the end we recognize in Linda Lovelace , star of Deep Throat (1972) and , perhaps , having met JC In those years, we would have yelled ” repressed male , masturbated in the toilet .” Of course the example is vulgar and we apologize , but the sexuality of Linda represents modernity , with its places of pleasure moved in the throat ( there by nature, and for the first time talking about the female orgasm , today with the manner decided by the market ) otherwise by the owner “normality” that prevents their moods , Crap , such as the  JC’s respectability.  In our opinion, the lack of the  modernity is the opposite of what JC complain . He speaks little , and only in a chic mode, of the stigmata that the market leaves on our bodies . Our moods are  floating or sinking in the market , changing or  evolving  , and their symbolization is in business , not in sacredness. Linda and us, for various reasons, we share the mixing of our perceptions .

The aesthetics of the obscene was not invented by us. Of our stark body has been discussed for millennia , perhaps covering it with the morals of a later age at the time of writing. I wonder if Lust Brueghel (Series of the deadly sins ) in which a serpent’s tail surprise check between the bare legs of a woman would have liked to our contemporary moralizing ? Or maybe he would have written an invective against modernity , from Dante to Brueghel ? Canto XXIV Inferno “with the middle feet it gripped the stomach / and with the forward ones his arms it seized .” Who reads the Canto from start to finish, including the violence of  heroic’s  sinner to God,  could not enjoy his vulgarity and sublimity.

Courbet’s The Origin of the World is our symbol and we are not ashamed at all if it came to the Museum after having lived in at least two bathrooms of wealthy collectors

Bad money drives out good : if there is a foundation of doubt between a real and a fake one, the fake  take benefit ( Guttuso in an article that mentions JC about the false). If all contemporary art is a fake, does not mean that everything else is true. Perhaps the opposite. Also, what Jean Clair loves on icons ” formal perfection and rigorous iconographic ” is what , unfortunately, is the basis of the Market. We noted already elsewhere, such as the fashion ( the difference with the icons is that the paradigms are not expected eternal ) impose languages , styles , visual rules which must be observed not to cause repulsion of the Market. There are rules : they are  decided by the market . But ” when Raphael painted the School of Athens under the dictation of Vatican theologians and philosophers of the court , he was free ? ” ( Guttuso, article cited ) .

It is worth asking whether the criticism of JC is external to the market . At the end of his career , reputation and influence of our own derived from these positions . According to us, simply and cleverly , has occupied a place in the cultural industry , came to such a level of abstraction to overcome the show. To be herself , and even their critics. Valorising  both. At the bottom of JC has not been exiled from the great academies such as Baudelaire , simply began publishing in economic series to sell more .

In the words of Manu Chao, maybe JC sees “too much promiscuity ,” but does not realize that in the text of the song, however, rightly rhymes with “too much hypocrisy .” icons cry.

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